
TO BE BANNED FROM ROME
Nato da un dialogo tra la coreografa Annamaria Ajmone e il musicista Alberto Ricca, To Be Banned From Rome trova il proprio terreno di indagine dentro i luoghi virtuali della rete popolati da persone che condividono in essi passioni ed ossessioni.
La drammaturgia è pensata senza il limite delle arti in scena: ogni elemento coreografico, musicale, scenico è scritto e immaginato a quattro mani, e dà vita ad un’opera che nasce sin dal principio come una riflessione condivisa, il cui presupposto è la neutralità del mezzo virtuale. Oggetto dell’indagine è l’effetto ambivalente che la rete ha sulle persone che la utilizzano come strumento per costruirsi una cerchia di contatti ideale.
Partendo dagli inni memetici della rete e dai nuovi generi nati in seno a questa (Accelerazionismo, Vaporwave), la musica di Bienoise/Alberto Ricca ricostruisce lo stato di attenta ipnosi che si vive di fronte allo scorrere di una pagina su uno schermo e, assieme al movimento, genera un flusso costante ma denso di avvenimenti, sfruttando anche l’acustica dei luoghi di rappresentazione per creare momenti di maggiore o minore virtualità. Allo stesso modo, la partitura coreografica muove Annamaria Ajmone, che trasforma costantemente lo spazio e al tempo stesso i volumi del corpo. In scena, i materiali di stoffa costruiscono lo spazio abitato, e così il tessuto stesso diventa emblema di uno spazio immaginario morbido, artificioso e flessibile. In questo modo si modificano le geografie fisiche che rimandano a quelle ideali, si altera il corpo e, simbolicamente, si deforma il reale.
Le luci di Giulia Pastore, così come gli spazi e i costumi di Jules Goldsmith, sono gli ultimi tasselli drammaturgici, e spingono chi guarda ancora più a fondo nella suggestione percettiva, somma delle atmosfere e della densità dei materiali, permettendo allo spettatore di restare sospeso, in contemplazione.